Avvicinare un bambino all'apprendimento di una lingua in età prescolare rappresenta una scelta senza dubbio valida, semplicemente perché in questa fascia d'età essi sono "naturalmente" portati a farlo, per una serie di ragioni di natura neurologica, cognitiva e culturale.
Dal punto di vista neurologico, i bambini in età prescolare presentano la massima plasticità cerebrale che permette loro d'apprendere e di riprodurre suoni e gesti con estrema facilità.
Nel mio lavoro incontro spesso bambini sotto i 4 anni, che pur non riuscendo a pronunciare bene diverse parole in italiano, sanno riprodurre correttamente canzoni in inglese particolarmente coinvolgenti.
Da qui anche l'importanza d'insegnare una lingua utilizzando un approccio ludico, che stimoli la curiosità dei bambini attraverso attività coinvolgenti anche affettivamente.
Se è vero che dal punto di vista cognitivo, i bambini iniziano ad imparare una lingua sin dalla nascita, probabilmente già all' interno del feto, assorbendo i suoni esterni che poi useranno per formare le parole, oggi essi vengono a contatto con i suoni della lingua inglese sin da piccolissimi, basti pensare al continuo bombardamento di parole inglese a cui sono sottoposti quotidianamente, a partire dai nomi dei loro giocattoli e video preferiti.
Chi nasce in una società come quella in cui viviamo, così profondamente segnata dalla globalizzazione, si avvicina alla lingua inglese non come "materia da assimilare", ma come completamento del proprio bagaglio culturale ed esperienziale.
Quindi conoscere a sin da piccoli i meccanismi della lingua che governa il mondo, può rappresentare, a mio parere, un buon antidoto al rischio di omologazione culturale a cui si è esposti da adulti.
Conoscere un'altra lingua permette ai bambini di immergersi e familiarizzare con un mondo e modo di pensare che è diverso dal loro, predisponendoli mentalmente ad una logica di apertura all'altro, e alla contaminazione culturale.
Sara V. Antropologa, insegnante di inglese Team Educare Amando